Quasi in concomitanza con l’uscita nelle sale italiane del film IT- Chapter One di Andres Muschietti, non potevamo non affrontare il tema dei clown, un argomento caldo e molto gettonato in questo momento.
La figura del clown infatti, la vediamo protagonista in questo remake del 2017, un rifacimento dell’originale “IT” di ben trent’anni fa, tratto dal romanzo omonimo di Stephen King.
Perché questa figura che normalmente vediamo affiancata a bambini è diventata così gettonata per il genere horror?
Partiamo con un po’ di storia. Il clown, conosciuto in italiano come il pagliaccio ( deriva da omino di paglia) è quel personaggio divertente è buffo che ha il compito di divertire gli spettatori. Lo vediamo infatti comparire spesso negli spettacoli circensi, nelle feste o nelle manifestazioni che coinvolgono un variegato numero di persone di ogni genere di età. Spesso appare anche come figura malinconica e romantica, con la caratteristica lacrima disegnata sul volto ma, sempre più volentieri, lo abbiamo visto vestire i panni del cattivo, del pagliaccio che incute timore e paura.
Perché il clown fa paura?
Già nel Medioevo erano figure sinistre, rappresentate in modo inquietante. Con il tempo hanno modificato la loro origine ma, negli ultimi anni, li vediamo comparire in molte pellicole horror, come appunto nell’ultimo film IT – Chapter One.
Questo timore è una vera e propria fobia, conosciuta come la coulrofobia, ossia, appunto, la paura dei pagliacci. Si tratta di un timore irrazionale che ha radici psicologiche ben precise, legate alla percezione del cervello verso volti ed espressioni.
Come tutti ben sanno infatti, il primo modo per comprendere una persona è attraverso le sue espressioni facciali. Attraverso il volto, ognuno di noi, non avrebbe, in certi casi, nemmeno bisogno della parola per essere compreso. Con i clown questo non accade. Sotto le loro maschere, il loro trucco ed i colori esagerati, tutte le espressioni vengono cancellate, rendendo quel volto indecifrabile. Il volto di un pagliaccio non ci fornisce quindi abbastanza informazioni e tutte le loro espressioni sono artefatte. Questo non fa altro che generare disagio.
Lo stesso terrore è anche generato per via del cosiddetto “Uncanny Valley”.
Di cosa si tratta?
Tradotto in “valle perturbante”, si tratta di una ricerca condotta dallo studioso di robotica Masahiro Mori. Questa analisi ha permesso di capire che gli esseri umani, qualora si trovino di fronte a robot od automi, inizino a percepirne una certa famigliarità man mano che la macchina assomiglia sempre di più all’umano stesso. Per semplificare: più il robot è simile ad un essere umano, più l’umano smette di percepire la differenza tra lui e la macchina. Quando questo realismo viene però estremizzato, la sensazione piacevole e famigliare inizia a calare, per lasciare il posto a sensazioni negative. Aumenta quindi l’inquietudine ed il disagio. Un po’ come dire: “il troppo, stroppia!”
Lo stesso accade con i clown. L’estremo realismo di questa figura conduce il cervello a percepire un pericolo o la sensazione che qualcosa non vada per il verso giusto.
Non vi è mai accaduto lo stesso, anche solo osservando una vecchia bambola di porcellana?
Ricapitolando quando finora detto: di fronte a noi ci troviamo quindi un volto che non si comporta come dovrebbe comportarsi. Un sorriso che non corrisponde al reale movimento della bocca, occhi esagerati che si muovono in modo ambiguo. Quel pagliaccio sembra felice….. ma, lo sarà davvero? Il nostro cervello entra in confusione, si destabilizza e nasce in noi la paura!
Inoltre, i clown sono imprevedibili, ci costringono a restare sempre sul “chi va la”! Non si sa mai cosa aspettarsi da un pagliaccio, se un fiore fatto con il palloncino o …. una coltellata nella schiena! 😉
Chi di voi, ad un spettacolo satirico, si siede di sua spontanea volontà in prima fila?
Questa fobia però non si ha dalla nascita, la si può sviluppare in seguito od essere predisposti ad essa. Un trauma è sicuramente la forza scatenante ed anche se molti di voi non provano terrore di fonte ad un clown, chi invece ne ha paura, capirà molto bene le sensazioni fino ad ora descritte.
Ricordiamoci sempre che la paura, il timore, fa parte del genere umano. L’uomo ha di per se paura di ciò che non conosce e di ciò che non riesce a capire. La vera sfida è cercare di tenere a bada questo istinto, evitando l’ansia e l’agitazione, che potrebbero peggiorare la situazione. Non è semplice e noi del PIT lo sappiamo bene. Cerchiamo però di rimanere sempre calmi, evitando che la paura faccia crescere in noi suggestioni.
Non vi è nulla di paranormale in quanto detto fino ad ora, ho forse si…. Il cervello umano è un mondo ancora da scoprire del tutto, un mondo che ogni giorno stupisce, che affascina e che spesso e volentieri sorprende. Esattamente come il mondo del paranormale, a cui noi, ogni giorno, dedichiamo anima e corpo perchè siamo certi che, un domani, tutte le paure, lasceranno il posto alle sorprese!